Diario Don Stefano N. 21

Ciao a tutti; arrivo al trentuno ma la mia pedanteria di ingegnere rimordeva alla mia coscienza. Comunque mi aiuta sempre molto scrivere e condivido volentieri sperando che aiuti anche voi.
Sto bene, passato il freddo inizia a fare un certo caldo mai però fastidioso. Siamo sempre più ricchi perchè il kwacha ha quasi dimezzato il suo valore rispetto all’euro in 6 mesi ma questa non è una bella notizia per gli zambiani.
Qualche compagnia aerea ha riaperto timidamente qualche volo per cui, virus permettendo, dovrei arrivare a cavallo (però in aereo) tra settembre e ottobre.
Eager (bellissimo verbo) to see all of you
don Stefano


Mazabuka, agosto 2020

Arrivo a scrivere la sera del 31 ma è stato un mese piuttosto pieno di impegni ma forse anche di pigrizia.

Ieri ho conosciuto la prima persona positiva al virus. E’ un medico Ruandese scappato senza niente dal suo paese in guerra lasciando mamma e famiglia e mai ritornato. Adesso lavora da molti anni in un ospedale dell’esercito della salvezza (esiste davvero ed è molto presente qui dalle nostre parti) ma lui è cattolico con una casa tappezzata in senso letterale da immagini religiose (del resto qui siamo a sud … molto a sud). Ha detto che ha avuto un po’ di febbre ma non ha preso nessuna medicina ed è guarito in due giorni. Quindi per fortuna, pare che qui da noi il virus sia proprio di origine cinese cioè di bassissima qualità. Se in Italia i prodotti cinesi sono famosi per rompersi subito, immaginatevi qui in africa dove arrivano le sottomarche cinesi…bassa qualità al quadrato.

Un effetto devastante però il virus l’ha avuto: pare proprio che l’anno scolastico sarà cancellato per 9 classi su 12 il che vuol dire una colossale bocciatura di massa per quasi tutti gli studenti che a gennaio quando inizia il nuovo anno scolastico si ritroveranno nella stessa classe. Un anno perso per il 75% degli studenti dello Zambia: roba da prendere i picconi e andare a demolire il ministero della pubblica istruzione zambiana (posto che esista!). Certo c’è anche molta disorganizzazione però fa rabbia pensare che la povertà, che già è brutta di suo, causi altri danni in chi già ne subisce tante. Un professore che insegna in una scuola in mezzo al nulla (casa di due stanzette con tetto di lamiera che se la vedessero i sindacati italiani farebbero arrestare tutti al fantomatico ministero) mi diceva che sono bastati questi sei mesi di chiusura perché molte ragazze non tornino più a scuola perché date in moglie. L’idea che le ragazze possano studiare se sta passando in città, fatica ancora nelle zone rurali. Talvolta per trovare una situazione meno dura con un marito che magari porta a casa qualche soldo, talvolta per conquistarsi un po’ di liberta e non avere la concorrenza delle bocche fameliche di un nugolo di fratelli e sorelle, talvolta spinte dalle famiglie per intascare la dote, il matrimonio tradizionale rimane una consuetudine ancora in uso per ragazze anche di quindici anni.

Tornando alla probabile cancellazione dell’anno scolastico, fa ancora più rabbia vedere come pare che nessuno si dispiaccia! La possiamo chiamare ignavia ma la riscontriamo in molti modi ed è veramente difficile non farsi prendere dalla tentazione di giudicare. Molti ragazzi finita la scuola rimangono a casa per anni in attesa di trovare un lavoro (quasi impossibile) oppure uno sponsor per andare avanti a studiare. Se la famiglia ha qualche soldo può permettersi di pagare magari una retta universitaria per cui il secondo figlio deve aspettare che il primo finisca, il terzo che finisca il secondo così via a catena… Talvolta a me pare che quella di studiare non sia tanto un sogno ma un modo di evitare di stare a casa a far niente tutto il giorno.

Questa situazione che riguarda la stragrande maggioranza dei giovani a me toglie il fiato e getterebbe nella depressione nel giro di una settimana. Loro invece ci convivono ma è difficile dire quanto la subiscano passivamente oppure percepiscano con profonda tristezza che così la vita diventa invivibile. Questo spiega anche l’alta frequenza di ragazzi alcolizzati (si trovano bottigliette di supposto whisky di fabbricazione zambiana (???) a meno di un euro. Sbronza assicurata con mezzo sorso) o che usano droga (qui sono meno esperto ma penso soprattutto marijuana o altre porcherie chimiche). Se da un lato sono umanamente sempre bellissimi e anche positivi, dall’altro è difficile stare con loro perché ti sembra di non poter promettergli niente. Ti prende anche la tentazione di pensare che anche la religione, che per loro coincide sempre con una festa fatta di canti, balli, musica, possa veramente essere “oppio dei popoli”. Oppure sono io che ancora una volta ricasco nella tentazione di credere che la fede ci prometta il successo e la riuscita.

Oggi ad esempio abbiamo deciso di mandar via un ragazzo che abbiamo ospitato per una decina di giorni in casa nostra ma che si è cacciato in un brutto pasticcio ed evidentemente si stava approfittando della situazione in modo non costruttivo. Don Roberto per non metterlo in strada, ha chiesto a Acrad (vent’anni circa, ovviamente in attesa di … andare al college, vive solo abbandonato da padre e madre che si sono fatti altre famiglie) se lo poteva ospitare.

Ha accettato in un secondo e da stasera nell’unico letto di casa ci dormono in due. Davanti a questo cuore saltano tutti i miei schemi e ti passa ogni voglia di giudicare perché ti senti giudicato e povero in cammino. Per cui ancora una volta grazie alla missione che non ti da risposte ma apre domande soprattutto quella fondamentale che Gesù rivolge agli apostoli di ogni tempo “Ma voi chi dite che io sia?”. Poi subito dopo che Pietro ha dato la risposta esatta non gli lascia il tempo di ringalluzzirsi e ancora una volta sconvolge tutti i piani e annuncia la croce. Ma che salvezza è quella che ci viene da un crocifisso? Sicuramente non il successo ma forse cosa sia veramente lo devo ancora scoprire. Anzi sempre di più lo voglio scoprire.

A presto

dS

PS quando ho iniziato a scrivere, il programma era raccontarvi del nostro tentativo di oratorio estivo con i bambini e dell’uscita dei giovani ma la lettera ha preso un’altra piega. Mi rifaccio a settembre