Piccole Note – 6 giugno 2021

FESTA   DEL  CORPUS  DOMINI

«E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”» (Mc 14, 22)

Come un pane che si spezza con le mani e si condivide perché ce ne sia per tutti. Con questa semplicità Dio si mette fra le nostre mani. Con il rischio di non essere riconosciuto. Ma l’amore non calcola, non si preoccupa di quanto potrà ricevere o guadagnare. Si dona e basta. Dio vuole arrivare a tutti i costi a vivere con noi, a riempire di Sé la nostra vita, ad abitarci per sempre. Noi ci preoccupiamo di esserne degni, come se qualcuno ci riuscisse. Lui spera soltanto che non ci siano ostacoli ad accoglierlo.

Incontro Universitari con l’Arcivescovo

Le domande

«Come, nella consapevolezza del limite e dell’audacia della ricerca, possiamo preservare la soglia dell’incomprensibile e del mistero?». «Questa domanda coglie un punto fondamentale, ossia se siamo nati per vivere o per morire. Radicalmente si tratta di una scelta: c’è una speranza o non c’è? Credo che non vi sia altra risposta che trovare una promessa affidabile cioè che la morte è stata vinta. La ricerca, che va sempre oltre, può essere composta con il limite se sappiamo che questo stesso limite va considerato come una chiamata all’infinito. Non si tratta di andare sempre avanti con i tempi della vita, ma di confrontarsi con il compimento, l’infinito, la gloria di Dio».

Lo studio: «La verità è un poliedro e non vi è disciplina che non sia allusione al bene, al bello, all’uno. Bisogna studiare, predisporsi a una professione dignitosa, ma quello che ci salva è che ogni nozione – anche la più arida o il particolare più incomprensibile – offre un scintilla e introduce alla visione del vero. Dovete studiare con la fiducia di una rinascita, come quando si getta un seme. Vi auguro di vedere presto il frutto di questo seme e di cantare e danzare, come dice la Bibbia».

Anche perché, prosegue il vescovo Mario quasi guardando nel profondo a uno a uno i ragazzi, «voi siete nelle condizioni di essere protagonisti, perché potete intraprendere un cammino con il desiderio di raggiungere una meta tutti insieme, anche se costa fatica, mettendo a frutto i talenti, la vocazione da realizzare, la fraternità che riconosciamo. Quando io frequentavo l’Università, vi era una presunzione di cambiare il mondo che, qualche volta, ha provocato disastri. Voi potete percorrere percorsi inediti perché la modestia non è la rassegnazione al limite, ma il realismo che viene dalla conoscenza di sé e dal mettersi alla prova nella storia. Siete donne, uomini e non solo studenti e, quindi, non potete chiudervi davanti alle diverse dimensioni della vita. È questo che inserisce anche lo studio in una visione globale dell’esistenza in cui dovete immergervi. Studiare deve essere un modo per crescere».

Sacro Cuore di Gesù tra storia, preghiera e devozione

Alle origini di un culto molto popolare che ha ispirato chiese, atenei, oratori. Dalle visioni di santa Margherita Maria Alacoque a papa Francesco. Non un’immaginetta per devoti ma «il cuore della rivelazione, il cuore della nostra fede perché Cristo si è fatto piccolo» scegliendo la via di «umiliare se stesso e annientarsi fino alla morte» sulla Croce. Con queste parole il Papa parla del Sacro Cuore di Gesù, o meglio della “solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù”. Si tratta infatti di una festa mobile che cade il venerdì dopo il Corpus Domini ed è strettamente legato al giorno successivo cioè al sabato, dedicato invece al “cuore immacolato di Maria”. Anche se la prima celebrazione risale al XVII secolo, probabilmente nel 1672 in Francia, la devozione al Sacro Cuore di Gesù ha origini molto più antiche. Tuttavia la vera diffusione del culto va attribuita soprattutto a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Quest’ultima, monaca visitandina nel monastero di Paray-le-Monial, ebbe per 17 anni apparizioni di Gesù che le domandava appunto una particolare devozione al suo cuore. La festa del Sacro Cuore fu autorizzata nel 1765 limitatamente alla Polonia e presso l’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore. Fu solo con Pio IX, nel 1856, che la Festa divenne universale.

La preghiera al Sacro Cuore

«Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Padre. Amen».